Welc-home

“La Terra… era un pianeta bellissimo, mio padre me lo ripeteva di continuo, e per quanto io non possa averlo conosciuto così come lo ha conosciuto lui, non smetterò mai di dirtelo”
L’uomo si chinò sulla fredda incubatrice e diede un caloroso bacio sulla teca di vetro, appannandola a più riprese, finché non si delinearono i contorni ben definiti della punta del suo naso e delle labbra, che lì impresse apparvero più carnose di quello che non fossero in realtà. Rimase a fissare la fragile figura adagiata al suo interno, da qualche giorno l’ultima creatura a cui era legato carnalmente in tutto il sistema solare, e disturbato dall’impronta che aveva lasciato sul vetro, passò la manica della scura divisa che indossava sopra di esso, rigando l’umido alone e favorendone la lenta ma sistematica scomparsa. Quando ebbe piena visione del neonato lo contemplò, soffermandosi sull’ingente quantità di cavi e tubicini che presidiavano la vita del fragile rappresentante della linea evolutiva di tutta la sua famiglia, e venne colto da un momentaneo turbamento. Poi notò il riflesso del suo volto sul vetro, rimirò la cicatrice che correva dall’orecchio fin quasi alla bocca e si girò di spalle, richiamato nuovamente all’ordine dal soffuso cinguettio innaturale emesso dal suo spesso bracciale metallico, quindi se ne andò. Non un monile, a ricordare più una manetta avvinghiata saldamente al suo polso, aspetto con cui l’uomo non si risparmiava nel scherzarci sopra anche in presenza delle reclute; dalle linee essenziali, un tempo probabilmente considerate se non eleganti almeno di buon gusto, ora un oggetto troppo grande e spoglio per pensare di esibirlo con naturalezza, soprattutto per l’ormai logoro simbolo sovraimpresso che conservava ancora qualche traccia di colore, lo stesso che aveva cucito sulla giacca, dove vi erano raffigurate due sfere sovrapposte, una di un colore marroncino a nascondere una seconda di un verdone che sebbene se ne distinguesse ancora la forma, andava a confondersi con il colore della formale divisa. L’uomo spense il rumore proveniente dal bracciale ed uscì dall’edificio adibito ad ospedale, dove ad attenderlo c’era un cingolato dalle linee sgraziate. Corse per un breve tratto, poi trasse un profondo respiro e salì ansimando.
“Oggi l’aria è più rarefatta del solito”, commentò a voce alta quando fu sistemato all’interno del veicolo, scandendo per bene ogni parola, sebbene non vi fossero altri passeggeri.
“C’è in atto una tempesta solare”, si udì in risposta una voce disturbata, che lasciò in sospeso l’informazione principale che legava i due fenomeni, poiché il vento solare spazzava via le componenti di una non  ancora consolidata atmosfera; una circostanza ben nota a tutti gli abitanti della colonia “Nuova Terra”, tanto da non dover essere nemmeno menzionata.
“Siamo al 2% sulla soglia di guardia”, disse quella stessa voce dopo una breve pausa, usata probabilmente per reperire l’informazione.
“Date comunque l’allarme di rientro”, si pronunciò il comandante “Credo sia solamente l’inizio”, aggiunse sporgendo la testa verso il piccolo finestrino laterale e fissando per un attimo un sole troppo forte da guardare direttamente, abbassò quindi gli occhiali che aveva sulla fronte. Quando si ritrasse fu sorpreso nel vedere i colori del paesaggio mutare per divenire, grazie alla persistenza lasciatagli dal sole, il panorama che gli era stato da sempre promesso, quasi fosse di buon auspicio per l’immediato futuro.

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