Un futuro non troppo lontano

 

E’ l’anno 2190. L’umanità vive in enormi città-grattacielo mettendo in atto una forma di autogestione popolare dove ogni individuo può intervenire attivamente all’emendamento delle leggi, con la propria opinione o avanzando vere e proprie proposte, ma con il divieto di chiudersi in lobby politiche, ritenute la causa dei peggiori malcostumi del passato.

Il lavoro manuale viene svolto per lo più da robot specializzati e una delle poche professioni rimaste di competenza dell’uomo é quella del progettista strutturale, la cui mansione consiste nel “disegnare” a livello molecolare qualsiasi tipo di oggetto, generi alimentari compresi. Gli abitanti ne richiedono poi la composizione nella loro forma materiale, ottenuta attraverso complessi macchinari situati nel cuore della città, determinando il successo o meno dei loro ideatori. Uno dei modi più comuni, anche se non l’unico, per salire di livello sociale ed ottenere maggiori diritti.

L’attuazione di questo sistema meritocratico applicato a tutti gli aspetti della vita, viene considerato il traguardo dell’evoluzione della società umana, un’utopia inseguita da sempre ed instaurata grazie al biochip, un innesto cerebrale su cui ruota tutta l’organizzazione popolocratica, anche se come si vedrà non rappresenta la risposta a tutti i problemi quotidiani che da sempre hanno caratterizzato qualsiasi società, poiché insiti nella natura stessa dell’uomo. Comunque una grande conquista tecnologica, ottenuta non senza sacrifici, come impareranno anche i nostri giovani protagonisti, Jarcky e Rifkir, prossimi all’abilitazione delle funzioni più importanti di quello strumento, parte del loro corpo da quando hanno memoria.

I due adolescenti, vittime dei naturali preconcetti sul mondo che si hanno a quell’età, si trovano ad affrontare paure e indecisioni scaturite dalla voglia di trasgredire alle rigide tempistiche della loro abilitazione a “pensiero tangibile”, la massima forma di immersione nella rete offerta dal loro biochip, mentre tra loro si delinea un travagliato rapporto a causa di una ragazza del loro stesso corso, Ashelì, con cui avevano passato gli ultimi anni di convivenza nella casa-famiglia Miarka. Questa situazione di antagonismo rischia di rompere il loro rapporto fraterno, ma l’evolversi di un nuovo coinvolgimento in affari politici Di Tobruk, padre di Jarcky e tutore di Rifkir, li costringe a rimandare ogni rivalità.

L’uomo era già stato declassato in passato, nel tentativo parzialmente riuscito di contrastare una misteriosa lobby che mirava alla privatizzazione del sistema sociale, ma alla nuova comparsa di quella minaccia i ragazzi si muovono in sua difesa, oltre che del loro futuro. Jarcky e Rifkir si trovano a contrastare una situazione che si rivelerà però troppo grande, data la loro naturale inesperienza, e a poche settimane dall’entrata ufficiale in società, Jarcky rivive nuovamente l’incubo di una possibile divisione della sua famiglia.

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